Shanga è un termine sanscrito che sta ad indicare la comunità, un gruppo unito che si ritrova e vive in armonia seguendo gli stessi ritmi.
La pratica yoga non è una pratica del tutto solitaria come si può pensare.
E' vero, srotolare il tappetino tutti i giorni, praticare nel quotidiano da soli, ascoltare le esigenze del proprio corpo e muoversi di conseguenza al ritmo del proprio respiro è uno dei pilastri fondamentali dello yoga. E' allo stesso tempo vero che è importantissimo meditare, e quello lo si può fare solo all'interno di noi stessi e della nostra mente, per acquietare pensieri, scacciare le preoccupazioni e placare un po' quel turbinio mentale che non ci fa focalizzare mai sul presente ma ci proietta sempre a preoccupazioni future o malinconie del passato.
Quando si tratta di andare oltre il corpo, però, e di approfondire quegli aspetti più sottili dello yoga, le filosofie, il canto dei mantra, il rilassamento, la condivisione di ideali, di sensazioni e di intenzioni, il gruppo da valore aggiunto alla pratica personale.
Lo shanga fa davvero elevare lo yogi ad un livello vibrazionale elevato, riempiendolo di un senso di appartenenza, completezza e unione, il vero scopo dello yoga. Il gruppo sano dove ognuno sostiene l'altro, dove ci si può
aprire senza giudizio e sapere di essere ascoltati e accolti e dove ci si rende conto che non si è soli in questo cammino di consapevolezza e conoscenza di sé stessi permette davvero l'espressione del proprio sé.
In attesa di praticare ancora tutti insieme, vi ringrazio per la lettura.
Luna
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