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Lo Yoga è Empatia al di là di ogni Teoria




Vorrei iniziare questo articolo con una splendida citazione di Nisargadatta Maharaj:


« Inizialmente, desideroso di consacrarmi alla spiritualità, avevo abbandonato "prapañca" (la vita mondana). Poco dopo capii che cosa fosse la spiritualità e giunsi alla conclusione che bisognava sbarazzarsene come si fa con l’acqua in cui ci si è lavati. Così oggi non sono in alcun modo interessato alla spiritualità, ho trasceso tutto questo! Ma non posso esporre queste idee in pubblico, mi lancerebbero le pietre! »


Ripeto spesso sulla mia pagina Facebook che lo Yoga non è solo fisicità ed è una cosa in cui credo tantissimo. Non si può pretendere di trovare se stessi semplicemente srotolando un tappetino una volta ogni tanto. La pratica fisica dello Yoga è uno strumento importantissimo con cui, nel quotidiano, riusciamo a sperimentare un ascolto verso noi stessi e ne traiamo da subito i primi benefici. Essendo il nostro corpo fisico e tangibile, risulta molto più accessibile come punto per concentrarci e portare l'attenzione necessaria al nostro mondo interiore.


Essendo quindi fatti di materia e corpo, non possiamo neanche vivere solo di etere e di teorie. Nel mondo dello Yoga di oggi ci sono tantissimi guru che ostentano la conoscenza precisa delle epopee yogiche o di nomi in sanscrito di concetti teorici dello Yoga che nemmeno i maestri indiani che vivono in India ritengono necessari (tratto da una storia vera!). La teoria che compone lo Yoga è infinita e millenaria ed è bellissima proprio perché non basta una vita intera per impararla e sperimentarla su noi stessi, e quindi lo yogi autentico non è colui che ti ripete la teoria a pappagallo.


Come in tutte le cose c'è bisogno di equilibrio. Non possiamo essere solo corpo, materia e yoga fitness e non possiamo neanche essere spirito e ascetismo.


Cosa significa quindi essere uno yogi autentico?


Significa riuscire a portare lo Yoga nella vita quotidiana per davvero: nelle piccole cose della vita, nelle emozioni quotidiane e nello scambio con gli altri.


Lo yogi autentico è colui che sa quanto la spiritualità sia importante ma non si estranea dal mondo per questo. E' colui che non giudica e usa il discernimento per sviluppare empatia e compassione. Essendo lo Yoga un non giudizio, non dovrebbero quindi esistere sentimenti di superiorità e di competizione nello Yoga: il vero praticante yogi non giudica e non reagisce perchè sa che il giudizio è frutto di qualcosa che è già dentro di lui.


Attraverso questi due preziosi sentimenti di empatia e compassione, il vero yogi si rende conto dei sentimenti della persona che gli è davanti: realizza facilmente i suoi traumi e le sue paure e sgonfia il suo ego. Sgonfiare l'ego significa mettere il noi davanti all'io.

Ad esempio, invece che iniziare le conversazioni con gli altri dicendo io ho fatto... io sono... io penso... o invece che interrompere i dialoghi altrui senza ascoltare per davvero, trattiamo chi ci è davanti con compassione e interesse.


Lo yogi autentico non si perde in pratiche infinite di ascolto di se stesso quando non sa ascoltare chi gli è davanti. Il vero praticante yogi è colui che comunica ed esprime le sue emozioni in un unione con gli altri che lo circondano. Viviamo in una società in cui per bisogni economici e di vita quotidiana non possiamo più vivere isolati su di un monte (beato chi lo fa!) quindi estraniarsi alla ricerca di una verità intangibile significa annientare ciò che siamo nel contesto in cui siamo.


Lo yogi autentico, e l'insegnante di yoga, non è al di sopra di nessuno: è colui che guida mano per mano, fianco a fianco il praticante, nel ritrovare il benessere che è già dentro di lui.


Namastè,


Luna

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